PARLIAMO DI SICUREZZA

Volendo parlare di scurezza contro i furti, ritengo interessante partire considerando una frase molto popolare che troppo sovente mi capita di dover sentire: ” Tanto se vogliono rubare…..”.

La frase in questione anche se pronunciata con eccessiva superficialità, racchiude due elementi concreti: il primo individuabile nell’espressione di uno stato di rassegnata sfiducia da parte dichi si trova a dover far fronte al bisogno di custodire i propri valori, il secondo nel riconoscimento della presenza, nei “ male intenzionati”, di una motivazione (vedi “se vogliono rubare”) adeguata a spingerli a neutralizzare le difese utilizzate per preservare i valori dai tentativi di furto.

Considero quindi il grado di motivazione, quella che un male intenzionato ha nel voler impossessarsi dei beni altrui, e quella che ha chi voglia difenderli, come i punti fondamentali per iniziare a capire quali sono i parametri per stabilire quando un sistema antifurto è da considerarsi sicuro.

Nel tentativo di comprendere alcuni concetti riguardanti la sicurezza contro i furti, possiamo prendere ad esempio il mondo animale, dove solitamente, come nel mondo dei furti, vi sono aggressori ed aggrediti.

E’ convincimento diffuso pensare che il leone sia il re dei predatori e la gazzella la preda designata. Siamo portati ad immaginare che il leone abbia un potere incontrastato sulla gazzella, e qualora decidesse di assalirne una per ucciderla sia in grado di farlo. In realtà le cose non funzionano esattamente in questi termini, perché non è detto che in presenza di branchi di gazzelle non vi siano leoni che muoiono di fame incapaci di procacciarsi una preda, così come non è detto che non vi siano gazzelle che muoiono di morte naturale pur essendo state oggetto dell’assalto di leoni. Mediamente un leone riesce portare a compimento un tentativo di predazione su sei, negli altri cinque casi i suoi mezzi di offesa si dimostrano insufficienti a prevalere sui mezzi di difesa delle prede designate.

Forse molti si stupiranno venendo a conoscenza di un rapporto così sfavorevole di successi attribuiti ad il re dei predatori, al punto di giungere a guardare con occhio meno rassegnato le sorti dell’indifesa gazzella, che a conti fatti tanto indifesa non è.

Quali sono le caratteristiche che differenziano un successo da un insuccesso?

Molto semplicemente potremmo affermare che tali caratteristiche sono racchiuse nel fatto, che non tutti i leoni sono uguali e non tutte le prede sono uguali, quindi non tutti i sistemi d’offesa sono uguali e non tutti i sistemi di difesa sono uguali. Ciò che rende diversi fra di loro i vari sistemi d’offesa e di difesa è la determinazione, un propulsore che modula in più o in meno lo stato d’efficienza dei propri mazzi a disposizione.

La motivazione crea la determinazione, e la preda più motivata a sopravvivere sarà più veloce, più agile più resistente e combattiva e quindi avrà altissime probabilità d’avere la meglio su di un leone che non dimostrerà di possedere altrettante doti offensive .

Il leone e la gazzella non hanno scelto d’essere quello che sono, ma per noi è diverso, il non appartenere alla schiera dei predatori è una scelta che inevitabilmente ci ha fatto rientrare nella schiera dei predati, di conseguenza il difenderci dovrà rientrare nei nostri schemi e sarà il grado di motivazione che possediamo nel voler difendere i nostri beni che ci dovrà indurre a ricercare le strategie più idonee al nostro caso, ben consapevoli che queste esistono, e che soprattutto una gazzella non dirà mai, rinunciando a correre, tanto se il leone vuole uccidermi mi uccide.

Come valutare le strategie di difesa

Come abbiamo già accennato è il grado di motivazione che crea la differenza, sia per il ladro nel voler impossessarsi di un bene sia per il possessore nel cercare di difenderlo.

Bisogna in primo luogo considerare che il valore di un cronografo da polso d’alta precisione, non avrà la stessa valenza nei confronti di un monaco buddista o di un manager, così come alcuni oggetti a cui noi attribuiamo un valore affettivo altissimo in realtà potrebbero non interessano a nessuno, di contro, oggetti ai quali non riconosciamo nessun valore, sono ambitissimi trofei per stravaganti collezionisti.

Diviene di fondamentale importanza quindi essere a conoscenza dei reali valori che sono attribuiti a ciò che possediamo, (perfino nel mondo delle assicurazioni è stilato un elenco delle auto più rubate per variarne il premio assicurativo) nell’impossibilità di conoscere tali dati sarebbe consigliabile, nei limiti del possibile, non fare sapere ciò che si possiede, sistema che io considero uno dei migliori antifurto, (anche se spesso contrasta con la” filosofia di chi ha”), e penso che chiunque sia meno determinato nel cercare di conseguire qualcosa di cui non ne conosce l’esistenza.

Procedendo nella valutazione di dove posizionare il bene in una presunta scala di valori, può essere utile considerare anche il luogo dove il bene risiede, tenendo conto ad esempio, che in un paesino di montagna spesso è più improbabile, rispetto alla città, che avvengano furti perpetrati con tecniche di destrezza anziché metodi distruttivi basati sulla forza, (tendenze sociali queste in continua evoluzione, e di cui sarebbe conveniente tenerne il dovuto conto).

Tutto quanto detto ci porta a considerare quanto dei nostri risparmi siamo disposti a sacrificare, per difendere i nostri beni.

Tale valutazione, apparentemente semplice, spesso è falsata da interferenze emotive che ne inibiscono il sereno e concreto svolgimento, portando spesso a scelte o eccessive o carenti.

Una delle cause delle interferenze emotive è il sentito dire; la diffusa tendenza al protagonismo e quindi al cercare di essere al centro dell’attenzione spesso implica la necessità di raccontare enfatizzando fatti accaduti, nel tentativo di renderli di maggiore interesse, nonché ricercare esclusivamente, (ignorandone altri), quegli eventi che possano in qualche modo stimolare la sensibilità altrui.

Quello dei furti, essendo un argomento di comune interesse, ben si presta ad essere considerato come soggetto di racconto, esponendosi così alle varie manipolazioni apportate da chi racconta, il quale, essendo il più delle volte incompetente, oltre ad enfatizzare finisce anche con il male interpretare i fatti oggettivi.

Così non è difficile sentir attribuire a semplici ladri, incredibili doti manipolative, quando in realtà questi sono solo meritevoli di aver aperto porte di cui distratti proprietari o hanno mal custodite le chiavi, facendole finire in mani poco affidabili, o più semplicemente si sono scordati di chiudere; colpe che spesso si ha la tendenza a rimuovere (specialmente se i beni trafugati sono assicurati).

Ecco quindi udire di teorie tanto confuse quanto fantasiose su calchi, impronte o altro, teorie che se anche in parte celano un alito di fondatezza, ad un occhio più attento ed esperto, non risultano essere attribuibili alla maggiore parte dei casi raccontati.

Custodi, vicini di casa, colleghi di lavoro, e purtroppo anche membri delle forze dell’ordine o molti addetti ai lavori nel campo delle serrature, troppo spesso trattano l’argomento con eccessiva superficialità ed approssimazione, concorrendo a fomentare ulteriore confusione.

Attenzione quindi a non farsi suggestionare nel prendere decisioni, ed affidarsi per essere consigliati, a persone qualificate e motivate ad operare nell’intento di fare chiarezza.

Il saggio detto per cui fa più fragore un solo albero che cade di un’intera foresta che cresce, è adottabile anche al racconto dei furti negli appartamenti, dove crea maggior risonanza dire di un furto avvenuto, condibile con un’infinita varietà di particolari inerenti al caso, piuttosto che raccontare di un tentativo di furto, spesso eluso sul nascere da validi sistemi antifurto.


Cultura della sicurezza

Voler considerare e disporre di sistemi antifurto idonei cercando di rimanere aggiornati sulla loro evoluzione, ed adottare quotidianamente, sentendole come proprie, quelle strategie e quei piccoli accorgimenti atti ad evitare di subire furti di qualsiasi entità, denota la presenza di una cultura della sicurezza.

Essa si basa sul principio di non essere disposti ad accettare che qualcuno s’impossessi di ciò che ci appartiene, qualunque sia il suo valore, che deve scaturire da un reale convincimento a voler perseguire tale obiettivo, e non ad esempio dalla semplice esigenza di tacitare eventuali sensi di colpa che potrebbero insorgere dalla consapevolezza di non aver fatto nulla contro i furti.

La differenza risiede proprio nella motivazione con cui si opera nella ricerca dei sistemi da attuare; se realmente motivati la ricerca sarà oculata e mirata al raggiungimento dello scopo di ottenere sicurezza, mentre al contrario si opererà per scelte trasversali.

A conferma di quanto detto sono quelle innumerevoli persone che pur decidendo di acquistare una porta blindata, si affannano nella scelta delle maniglie e delle rifiniture esterne, trascurando ad esempio di informarsi su qualità e tipo delle serrature montate, palesando più una cultura inerente agli estetismi d’arredo che ad una cultura della sicurezza.

In breve, possiamo affermare che coltura della sicurezza è anche possedere il convincimento che la difesa contro i furti è possibile a patto che si operi con soluzioni appropriate e mirate all’ottenimento dello scopo specifico.

Come interpretare la sicurezza

Non ha senso valutare la sicurezza senza inserirla in un contesto globale; dire per esempio porta blindata non è sufficiente per considerarlo sinonimo di sicurezza. In una villetta con finestre al piano terra, protette solo dalle semplici persiane, non avrebbe alcun senso montare una porta blindata e pretendere di parlare di sicurezza.

Così pure sarebbe uno spreco di soldi, avendo delle inferriate alle finestre, montare una porta blindata con una robustezza di gran lunga superiore di quella delle inferriate.

La sicurezza quindi va vista non come costituita da singoli componenti, siano questi porte blindate, casseforti, inferriate od allarmi, ma come l’insieme di tutti questi componenti operanti in un’equilibrata sinergia.

E’ bene fare notare che il mondo dei “male intenzionati” è costituito da una fitta gerarchia di valori a forma di piramide, che parte dalla base costituita dal ladro improvvisato e quindi il più inesperto, ( il più diffuso, quello con cui si può avere le maggiori probabilità d’incontro ) fino a giungere all’apice costituita da un ipotetico Arsenio Lupin, colui che apre tutto, (unico e quindi con probabilità quasi trascurabili di divenire sue vittime).

Più efficaci saranno le strategie a difesa dei beni e più in alto ci si collocherà nell’ipotetica piramide gerarchica della scala dei valori dei “male intenzionati”, e quindi tanto minori saranno le probabilità di subire da loro un furto.