Serrature a cilindro

Com’è fatto un cilindro

Qui di seguito cercheremo di familiarizzare con i costituenti, ed i nomi, che compongono un cilindro, cercando di capirne i principi di funzionamento, mettendoci così in una posizione più idonea per giudicarlo.
Il cilindro è quella parte intercambiabile che accoppiato alla serratura permette di azionare il catenaccio.
Può presentarsi con diverse forme: cilindrica, sagomata od ovale. Vedi fig.1
Esso è composto da un corpo fisso o statore, nel cui interno è alloggiato un rotore o nucleo recante longitudinalmente la fresatura del profilo in cui scorre la chiave. Vedi fig. 2
Nel nucleo e nel corpo del cilindro (statore), sono praticati dei fori allineati fra di loro, in cui alloggiano i perni o spine del nucleo e i controperni con molle del corpo del cilindro, i quali, una volta messi in corrispondenza, possono scorrere dal nucleo al corpo cilindro e viceversa ad ogni inserimento di chiave.
Fig.3
All’estremità opposta a dove è introdotta la chiave, il nucleo si aggancia, tramite un elemento d’accoppiamento, ad una camma o nottolino che costituisce l’elemento che ruotando assieme a nucleo e chiave trascinerà il catenaccio della serratura determinandone la sua fuoriuscita. Vedi fig. 3
La chiave si compone: del corpo a cui viene praticata la fresatura del profilo corrispondente a quella del nucleo, la dentatura che ne determina la cifratura o combinazione, il fermo di fondo corsa della chiave e l’impugnatura. Vedi fig. 4
Come funziona

Se introduciamo gradatamente la chiave nel nucleo, possiamo notare che i perni si sollevano di varie altezze seguendo l’andamento dei denti che compongono la cifratura, fino a quando, giunti al fermo di fondo corsa, la chiave si trova in posizione di funzionamento. Vedi fig. 5
Ora, dal momento che i denti della chiave hanno profondità differenti fra loro, per ottenere l’allineamento dei perni lungo la circonferenza del nucleo e quindi permettere la rotazione, occorrerà che la lunghezza d’ogni perno sia adeguata alla profondità dei denti corrispondenti.


Requisiti necessari ad un cilindro per essere considerato di sicurezza

In questo capitolo andremo ad elencare e poi ad analizzare quei requisiti fondamentali che contribuiscono a rendere di sicurezza un cilindro.
1) Grado di tolleranza fra i suoi elementi,
2) Il tipo di materiali di cui è composto,
3) Accorgimenti antitrapano
4) Accorgimenti antistrappo
5) Accorgimenti antimanipolazione,
6) Numero di combinazioni della chiave
7) Duplicazione controllata della chiave

Grado di tolleranza fra i suoi elementi

Bassi valori di tolleranza sono requisiti indispensabili per caratterizzare un cilindro di sicurezza, sia per il suo perfetto funzionamento nel tempo, sia per contrastare eventuali tentativi d’aperture senza l’utilizzo della chiave.

Tipo di materiale di cui è composto

Spesso mi è capitato di sentirmi porre la richiesta di cilindri realizzati in acciaio, ovviamente perché danno maggiori garanzie di resistenza all’effrazione. In realtà, la maggior parte dei cilindri sono realizzati in ottone, anche quelli considerati d’alta sicurezza, che apparentemente ci possono apparire in acciaio dato il loro colore, in realtà sono in ottone nichelato o cromato. A causa della complessa e minuta lavorazione che i vari elemento di un cilindro richiedono, utilizzare un materiale come l’acciaio, molto meno lavorabile dell’ottone, comporterebbe uno sproporzionato aumento dei costi di realizzazione.
Nei cilindri di maggiore qualità si è giunti ad utilizzare l’alpaka, una speciale lega d’ottone che ha il vantaggio di avere una maggiore resistenza all’usura, fattore questo molto importante in un cilindro dove spesso un numero elevatissimo d’introduzioni ed estrazioni della chiave altererebbe i valori delle tolleranze.

Accorgimenti antitrapano

Uno dei sistemi utilizzati per tentare di forzare un cilindro è quello di trapanarlo, per questo bisogna disporlo d’accorgimenti atti a neutralizzare tale tentativo. Come già in

precedenza abbiamo potuto far notare, realizzare l’intero cilindro in acciaio temperato comporterebbe costi troppo elevati, è sufficiente invece disporre di barrette in tale materiale, da introdurre all’interno del corpo del cilindro e del nucleo a protezione dei perni, che spesso possono essere loro stessi realizzati in acciaio temperato. Vedi fig 6
Accorgimenti antistrappo

Un altro sistema utilizzato per forzare un cilindro è lo strappo.
Tale azione può essere tentata sia per estrarre il cilindro a forza dalla serratura tranciando la vite di ritenuta, sia per tentare di spezzare lo stesso in due parti sfruttando la zona del nottolino che, come si può dedurre, è una zona a rischio.
Nel primo caso si è ovviato realizzando una camma ruotata di qualche grado in modo che a chiave estratta, sporga di quel tanto che basta ad uscire dalla sagoma del cilindro impedendo allo stesso di sfilarsi, operazione che si renderà possibile solo introducendo la chiave appropriata e ruotandola fino a far rientrare il nottolino. Vedi fig.7
Nel secondo caso bisogna che la camma ed i nuclei non siano, come in molti casi, semplicemente accostati, ma abbiano degli accorgimenti che concatenino gli uni agli altri in modo da contrastare la flessione attuata in un eventuale tentativo di rottura.
Accorgimenti antimanipolazione

Come abbiamo già avuto modo di accennare, le più svariate (o è proprio il caso di dire le più fantasiose) tecniche di manipolazione, si basano principalmente sfruttando quei valori di tolleranza che inevitabilmente sono presenti in tutti i sistemi meccanici.
L’abilità di un buon manipolatore sta nel possedere ed addestrare sensibilità e destrezza al punto da poter sfruttare tali valori.
Potremmo paragonare il manipolatore ad un pianista e la tolleranza ad un brano musicale da eseguire, un brano veloce e complesso richiederà al pianista anni d’esercizio ed applicazione per poterlo eseguire correttamente, mentre un brano costituito da poche note e molto intervallate fra di loro potrà essere eseguito da qualsiasi strimpellatore. Serrature con bassi valori di tolleranza sono come brani musicali complessi, ma spesso questa complessità non è sufficiente a scoraggiare pianisti che impiegando costanza e dedizione riescono a raggiungere livelli tali da poterli eseguire, ed ecco che quindi occorrerà sommare alla difficoltà intrinseca del brano anche altri accorgimenti per rendere l’esecuzione quasi impossibile anche al più abile dei pianisti.
Per fare questo potremmo immaginare di togliere ad alcuni tasti del pianoforte il loro naturale ritorno, costringendo il pianista, ogni volta premuto uno di quei tasti, a doverli risollevare nell’esigenza di doverli ripremere nuovamente. In queste condizioni si rende evidente che solo grandi virtuosi potrebbero eseguire correttamente i nostri brani, già per se stessi difficoltosi.
L’esempio del pianista ci deve essere d’aiuto per intuire quei concetti sui quali si basano le tecniche di manipolazione e le relative strategie adottate per contrastare tali tecniche senza ovviamente giungere ad una loro dettagliata divulgazione, e questo per comprendere che volendo riconoscere come per estremo che nessuna serratura è inviolabile, che almeno ciò avvenga per opera di un autentico virtuoso della manipolazione, accettando questo, magari riconoscendone sportivamente i meriti.

Numero di combinazioni della chiave

Come spiegato nel capitolo descrivente il cilindro, abbiamo avuto modo di costatare che sono i vari perni con le loro diverse lunghezze a determinare la cifratura di una chiave, la quale può essere paragonata al codice segreto di un bancomat o alla combinazione di una cassaforte a combinazione.
Detto questo si rende evidente che in un cilindro, maggiore sarà la possibilità di attribuire varie altezze ad ogni perno, e maggiori saranno i perni, tanto superiore sarà il numero di cifrature (o combinazioni) ottenibili. Perché l’altezza di un perno sia considerata valida, a chiave inserita, il nottolino dovrà ruotare solo con alloggiato il perno d’altezza corrispondente al dente della chiave e non con perni d’altezza né immediatamente superiore né immediatamente inferiore all’altezza corrispondente, neppure esercitando una certa forza di rotazione.
Da un punto di vista sicurezza, avere un alto numero di cifrature (o combinazioni) ottenibili, è di fondamentale importanza contro eventuali tentativi di manipolazione.
Il basso numero di combinazioni di un cilindro ne riduce drasticamente la sicurezza.

Duplicazione controllata della chiave

Gli ormai inevitabili ritmi della vita di tutti i giorni, sovente c’inducono a dover ricorrere a terze persone per gestire la nostra giornata, siano esse collaboratori sul lavoro, o collaboratori domestici, custodi, vicini di casa, artigiani ecc. cui, per i più disparati motivi, siamo costretti ad affidare le chiavi di porte che danno accesso a luoghi che spesso vorremmo o dovremmo custodire gelosamente.
Quest’inevitabile situazione c’espone al rischio di una duplicazione incontrollata delle nostre chiavi, perpetrata sia dai collaboratori stessi, (quelli inaffidabili, da cui potremmo però anche difenderci) sia e soprattutto da persone in malafede che ruotando attorno ai nostri collaboratori agiscono a loro insaputa.
Per tutelarsi da questi rischi, bisogna ricorrere a cilindri con chiave a duplicazione protetta. Tali chiavi,che anche se all’apparenza presentano spesso un aspetto tradizionale, constano d’accorgimenti brevettati in grado di renderle di complicata riproduzione, inibendone così la duplicazione se non effettuata in esclusivi centri specializzati e sotto presentazione di un ‘ apposita card. La card garantirà che il richiedente è autorizzato alla duplicazione e dovrà essere gelosamente custodita dal proprietario della chiave. Vedi fig. 8
Come abbiamo avuto modo di sapere, la cifratura di una chiave è assimilabile al numero della combinazione di una cassaforte, od al numero segreto di un bancomat, ma mentre i numeri dei combinatori delle casseforti e dei bancomat possiamo celarli memorizzandoli,il numero dei codici delle chiavi, corrispondendo all’altezza dei denti del profilo della chiave stessa, risultano leggibile da chiunque sia abile a farlo. Questo fatto rende possibile la duplicazione della chiave da parte di maleintenzionati addestrati, anche senza venirne in possesso ma semplicemente osservandola. Anche in questo caso, il possedere un cilindro a chiave protetta non consentirà la duplicazione della chiave poiché , non disponendo della card , non saranno neppure disponibili gli sbozzi protetti (chiavi grezze da codificare) cui far corrispondere i codici furtivamente letti.

In conclusione

Anche se in commercio risultano reperibili chiavi delle più svariate fatture: a denti, alveolari ,a profilo ad onda , magnetici ecc . Vedi fig.9, nonostante l’apparente diversità, i concetti sopra citati per quanto riguarda i principi di funzionamento,in sostanza non si differenziano molto fra di loro. Nella scelta di un cilindro è consigliato quindi attenersi ad i requisiti sopra menzionati se si vorrà disporne di uno di valida qualità.
A garanzia di tali requisiti, è bene affidarsi a case produttrici e distributori d’indubbia affidabilità ,operanti da tempo nel settore con serietà , disponenti di strutture tecnologiche avanzate e capaci di far fronte alle richieste in continua evoluzione con adeguate e razionali soluzioni, senza lasciarsi tentare da novità miranti più a stimolare la curiosità ed il piacere del diverso nonché ad interessi commerciali,piuttosto che alla soluzione concreta di bisogni reali.